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L'Ecografia Oculare.

 

Come in altre parti del corpo, l’ecografia serve per dare un’immagine dell’occhio e dei tessuti circostanti, paragonabile a quella di una T.A.C. o di una Risonanza Magnetica Nucleare (cioè una sorta di “spaccato” dell’occhio e dell’orbita), senza, peraltro, usare alcun tipo di radiazioni.

Immagini ecografiche: come una TAC senza raggi!

E’ un esame che non presenta alcun rischio e si può ripetere molte volte; si esegue appoggiando sulle palpebre uno strumento che esegue una scansione dei tessuti profondi con ultrasuoni. NON si deve eseguire alcun tipo di taglio chirurgico o iniettare alcunché. NON è necessaria l’anestesia.

E’ un esame insostituibile nei casi di:

  1. Opacità di cornea e/o cristallino.
  2. Malattie dell’orbita.
  3. Nei dell’occhio (vedi dopo).
  4. Studio della forma dell’occhio.

Nel caso che vi sia una opacizzazione della cornea (per esempio a seguito di un trauma), o del cristallino (ad esempio per una cataratta molto avanzata o una malattia congenita), o del sangue nel vitreo (una gelatina che normalmente riempie l’interno dell’occhio) o una fibrosi all’interno del bulbo (potrebbero essere esiti di traumi o di malattie quali il diabete) è impossibile studiare il fondo dell’occhio se non si usa l’ecografia. Tale esame serve per rendersi conto di varie problematiche, tra cui un eventuale distacco di retina. E’ facilmente comprensibile come la decisione su come intervenire per rimuovere l’opacità di cornea e/o cristallino sia fortemente influenzata dalla scoperta della presenza di uno dei problemi sopra ricordato: potrà cambiare l’intera strategia di intervento, oppure sarà possibile valutare se eseguire una operazione meno invasiva ed importante, rispetto a quanto pianificato inizialmente, prima di eseguire l’ecografia.

Nel caso di malattie dell’orbita, quali tumori orbitali, esiti di traumi, emorragie, malformazioni genetiche, corpi estranei ritenuti (esiti di traumi), cisti congenite e molto altro, non è possibile osservare direttamente la lesione, né seguirla durante la sua evoluzione nel tempo, ad esempio per capire se una determinata terapia sia stata efficace o meno. L’ecografia ci aiuta in questi casi, anche perchè è un esame assolutamente non rischioso e ripetibile quante volte si vuole.

Nei sull'iride (sinistra) ed un melamoma (neo

tumorale) sulla retina, a destra, con la sua

immagine alla fluorangiografia.

I nei dell’occhio, simili a quelli della pelle, si verificano per una anomalia delle cellule pigmentate presenti normalmente negli strati retinici più profondi. Queste si riuniscono a formare grossi gruppi che costituiscono, appunto, i nei. Sebbene sia possibile osservarli direttamente durante una normale visita oculistica, a volte assumono un aspetto “rilevato” rispetto al piano della retina circostante, o dimensioni molto grandi, o un aspetto “attivo”, che può indicare una probabile evoluzione verso un tumore (melanoma). Importante è l’esecuzione di una fluorangiografia, che, tramite lo studio della circolazione del neo, ci dà informazioni sullo stato di attività delle cellule che lo compongono; tuttavia l’ecografia è l’unico accertamento che ci consente di calcolare lo spessore del neo. Infatti, anche se all’esame visivo (durante lo studio del fondo dell’occhio), il neo sembra piatto o quasi, può crescere attraverso le strutture dell’occhio verso l’esterno, cioè verso l’orbita, e, questo, è, ovviamente, un indice di progressione della lesione.

Infine, con tecniche ecografiche è possibile, ottenendosi una immagine paragonabile ad una sezione dell’occhio, misurarne la lunghezza effettiva e la forma del profilo interno, potendo così avere importanti informazioni sul profilo della macula, l’area della retina deputata alla visione centrale e, più in generale, di tutta la retina. Questo è soprattutto utile in quei casi in cui non sia possibile ottenere un visus di 10/10 e le strutture oculari sembrino senza lesioni durante la visita oculistica di routine.

Un caso di rottura di retina ben evidente alla fluorangiografia.